martedì 6 maggio 2014

Un tanto al braccio.

Da un quaderno di schizzi rispuntano corpi disegnati, che riposavano immobili, in attesa...
I disegni si destano all'improvviso, si rianimano, quando trovo parole giuste da cingere.
E così i due si abbracciano dolcemente su doppia pagina.





Quanto vale un abbraccio? Tre minuti. Un respiro. Una frase intera. Il tempo di un viaggio. Un corso. Otto passi. La notte verso le pianure. Una festa. Una telefonata. Noi, tutti piú giovani di quindici anni. Del corpo, l'abbraccio vale. Lascia l'idea, precisa: verso l'alto, verso il largo. Il maglione di lana. La medaglietta sul collo. Il fazzoletto passato sulla fronte. Le maniche arrotolate. Quanto pesa un abbraccio? Una parola di troppo, e due troppo poco. Di musica bella e di musica brutta. Di pavimenti duri. Di cemento. Di caviglie. Troppo caldo. Troppo freddo. Troppo larga , la distanza; o troppo stretta. L'abbraccio pesa, sul corpo: forma memoria, non ricordo. Quanto manca un abbraccio? Un morso, il tempo di un vuoto, una musica che non finisce. Una foto che manca. La fatica. Gli occhi, chiusi sulla sedia; a tirare il fiato. Il quarto non ce la faccio, hai detto. Non sono piú quello di una volta.  (Michela Fregona)

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