martedì 23 dicembre 2008

Natale


Ricambio gli auguri che in tanti mi avete fatto, con questa illustrazione.
Grazie grazie grazie, a tutti.
E ancora buone feste e felice anno nuovo a tutti
coloro che passeranno di qua!





lunedì 22 dicembre 2008

Amicalement vôtre


I vostri ricordi adolescenziali mi hanno aiutata a ricordare tante cose di quegli anni. Anche alcuni piccoli particolari che amavo molto come questo, ad esempio.
Qui, per voi.




"Amicalement Vôtre"

Tanti auguri.
Cobrizo


http://www.youtube.com/watch?v=7ogYhQG7lCA





sabato 20 dicembre 2008

Incontri fioriti


(una mia tavola illustrata per un racconto per il concorso di illustrazione di Bordano , 2002)



...quando un ago diventa l-ago...
(o forse era un dodici*?)

*Viene considerato il più sacro tra i numeri, insieme al tre e al sette. Il dodici è in stretta relazione con il tre, poiché la sua riduzione equivale a questo numero (12 = 1 + 2 = 3) e poiché è dato dalla moltiplicazione di 3 per 4. Il dodici indica la ricomposizione della totalità originaria, la discesa in terra di un modello cosmico di pienezza e di armonia. Infatti indica la conclusione di un ciclo compiuto. Il dodici è il simbolo della prova iniziatica fondamentale, che permette di passare da un piano ordinario ad un piano superiore, sacro. Il dodici possiede un significato esoterico molto marcato in quanto è associato alle prove fisiche e mistiche che deve compire l’iniziato. Superate le prove induce ad una trasformazione, in quanto il passaggio si compie su prove difficili, le uniche che portano ad una vera crescita. In molte culture i riti iniziatici si compiono all’età di dodici anni, dopo di che si entra in un’età adulta. (dalla rete)

Ma cosa facevo io a 12 anni?? E voi?





giovedì 18 dicembre 2008

Soup time

"Ah, se potessi escluderti da tutti i regni interi".
Se questi sono versi dedicati all' "odiata minestrina" da Giacomo Leopardi nel 1809, appena undicenne, a casa nostra invece le minestre e le zuppe sono sempre ben viste, da grandi e piccoli.
(chissà non vengano a noia a voi, ora... "Piccola seccatura vi sembra ogni mattina dover mangiare a mensa la cara minestrina?" prosegue il vate).

Questa zuppa nasce da un invito scherzoso di Artemisia a proposito di lavoro, zuppe e zuppiere. ;-) Una storia un po' aggrovigliata perchè lei l'ha chiamata nordica, pensando alle mie terre bellunesi, ma io ci ho aggiunto le mie origini trevigiane, per parte di nonni materni, e la contaminazione pugliese, da parte della suocera.
Così mi sono autoinvitata da lei, solo virtualmente (purtroppo ;-)) e le ho detto che avrei potuto azzardare una cosa così... bellunesissimo fagiolo di lamon, radicchio trevigiano e dei cavatellini freschi fatti in casa, il tutto custodito in una bella zuppiera.
E continuando a pensare come armonizzare gli ingredienti, mi son detta, faccio un disegnino...




...ma poi mentre disegnavo, il radicchio chissà dove se n'è andato, per lasciare il posto all'ennesima zuccona! ;-)
Forse pensavo ancora alla sua bella zuppiera costoluta e bombata?
Fa niente... Anche questa versione in fondo potrebbe meritare una prova.

Per i cavatelli io impasto semola di grano duro ed acqua ad occhio, ma queste sono le proporzioni delle sorelle Simili:
600g di farina di semola di grano duro rimacinata
260/300g di acqua
Impasto brevemente (deve risultare un impasto duro altrimenti poi col riposo ammorbidisce troppo ed diventa più difficoltoso da lavorare) e lascio la palla sulla spianatoia coperta da una ciotola a riposare per almeno mezz'ora.
Lavoro la pasta formando dei rotolini sottili (max un cm di diametro o anche meno, a piacere). Li taglio a pezzetti regolari ad una lunghezza che può variare da un centimetro e mezzo (per zuppa) a tre centimetri (se asciutti). Prendo un pezzetto e tenendo indice e medio uniti (per i cavatelli molto lunghi anche l'anulare), schiaccio la punta delle dita, in linea, sul pezzetto di pasta, esercitando una pressione decisa e trascinandolo (da qui il termine pugliese "strascinati". ;-) e qui vi risparmio il termine originale e il mio accento pugliese!) sulla spianatoia di legno (in rete ci sono foto e filmati a gogò). Si formerà la concavità che meravigliosamente raccoglie il condimento.
In meridione ci sono mille versioni di impasto e formato. Qualcuno li fa anche con la punta del coltello. Noi invece ci divertiamo con le mani. Non vi dico il mio bambino!

Olio extravergine d'oliva (pugliese) e un po' di peperoncino fanno il resto.
Ad Artemisia e combriccola concedo pure una nevicata di pecorino romano ;-)!






mercoledì 17 dicembre 2008

Zuppa di pioggia

Piove. Continua a piovere.
Basta muoversi e ci si inzuppa.



E allora, altro giro, altra zuppa!
pour d(ess)iner

Cipolle, funghi, zucchine e legumi... e acqua, acqua, acqua...





3 zucchine piccole
una cipolla bianca
uno spicchio di aglio
1 cucchiaio di olio
2 cucchiai di funghi secchi (tagliati a pezzetti con la forbice)
due gambi di broccoli (le cime le uso per altro)
mezzo porro grosso o uno piccolo
1 tazza di ceci cotti (o 2 tazzine di lenticchie rosse crude)
1 litro di pioggia ;-)
1 cucchiaino di erbe provenzali secche (maggiorana, santoreggia, rosmarino, origano, timo, ecc.)
2 cucchiai di crema di mandorle
1 cucchiaino di sale
pepe

Rosolare la cipolla nell'olio in una pentola di coccio. Aggiungere le lenticchie e le altre verdure a pezzi. Unire l'acqua calda, il sale, le erbe secche (se ne avete ancora di fresche sul balcone aggiungetele a fine cottura) e i funghi (se tagliati sottili non occorre neppure ammollarli) e cuocere per 15 minuti (20 minuti nel caso si usino le lenticchie crude). Se si desidera, passarne metà al setaccio. Lasciare riposare per un'oretta.
Stemperare la crema di mandorle con un cucchiaio di acqua tiepida. Versare la salsina sui piatti di zuppa calda con una macinata di pepe al momento.
Da bere NON ACQUA, per carità, ma rigorosamente vino rosso. ;-)






lunedì 15 dicembre 2008

Adamo e Eva

Riordino, archivio, cestino...
...poi ricompaiono questi miei. 2001, "Adamo e Eva". Mi fanno sorridere...
Per strane coincidenze leggo qui e mi attira "Il diario di Adamo e Eva" di Mark Twain. Io non lo ho letto, ma mi incuriosisce. E voi?





Post-it # 5




Senza parole





giovedì 11 dicembre 2008

Il mio dolce natalizio

Nè zelten, nè christhollen. Nè buche de noel, nè panettone. Nè pandoro, nè christmas pudding.
Era solo un esperimento, ma mi è sembrato ben riuscito.
(il disegno non è rappresentativo dell'effetto, of course).





Così ho deciso: è "il mio dolce natalizio"!

200 gr di farina bianca
70 gr di farina gialla fioretto
20 gr di burro di soia bio (occhio a cosa scegliete... alcuni son peggio del burro!)
70-80 gr di olio di mais bio
100 gr di malto di grano
80 gr di uvetta ammollata, asciugata ed infarinata
60 gr di noci cajou tagliate a coltello (o noci o mandorle)
150 gr di latte di riso
1 cucchiaio di mélange pour pain d'épices*
1 cucchiaino di cannella
2 cucchiai di scorza d'arancia candita a cubetti
3-4 gocce di essenza alimentare di mandarino bio
una bustina di cremor tartaro
un pizzico di sale


Mescolare gli ingredienti asciutti insieme (fatta eccezione per canditi, noci e uvetta). A parte unire quelli liquidi. Unire i due composti e lavorare bene. Aggiungendo ancora un goccio di latte, se necessario). Inglobare infine la frutta secca.
Versare in una teglia da plumcake oliata e cuocere in forno per 35-40 min a 175°. (eventualmente controllare internamente la cottura con lo stuzzicadenti).
Si conserva ottimo per qualche giorno. Si presta bene anche ad essere cotto in monoporzione (con tempi ovviamente ridotti).
Se si desidera, servire con un filo di miele tiepido.

* miscela per il pain d'épices composta di zenzero, cannella, anice verde, chiodi di garofano, cardamomo, tutte in polvere



martedì 9 dicembre 2008

Post-it # 4


La forza del candore non sovrasta il verde...

Verde per la speranza
Bianco per la fede
Rosso per la carità

Sarà mica patriottico, quest post-it, senza volerlo? ;-) o parla solo alle virtù teologali ... «Rivestiti della corazza della fede e della carità avendo come elmo la speranza» ?
Non lo so proprio. Forse niente di tutto ciò. Niente di pretenzioso. Solo che stamattina butta così...





giovedì 4 dicembre 2008

Il rinoceronte nel labirinto

le mie prove di stampa da incisione su zinco

(durante il corso tenuto dal maestro illustratore ed incisore Maurizio Olivotto, frequentato a Sarmede)



e la lastra originale


"Un labirinto è la difesa a volte magica di un centro, di una ricchezza, di un significato. Penetrare in esso può essere un rituale iniziatico, come si vede grazie al mito di Teseo. Questo simbolismo costituisce il modello di qualsiasi esistenza la quale, attraverso una quantità di prove avanza verso il proprio centro, verso se stessa."

(Mircea Eliade, L'épreuve du labyrinthe, Paris, 1978)




martedì 2 dicembre 2008

Scivoloni prenatalizi


E' stata riaperta, in città, la pista di pattinaggio sul ghiaccio. Buone cadute a tutti! ;-)


venerdì 28 novembre 2008

Venezia Napoli e ritorno



Si fosse n'auciello, ogne matina
vurria cantà 'ncoppa 'a fenesta toja:
"Bongiorno, ammore mio, bongiorno, ammore!".
E po' vurria zumpà 'ncoppa 'e capille
e chiano chiano, comme a na carezza,
cu stu beccuccio accussi piccerillo,
mme te mangiasse 'e vase a pezzechillo...
si fosse nu canario o nu cardillo.
Antonio De Curtis





lo schizzo, forse più bello della tavola finita (come spesso succede!)


Pulcinella, d’altro canto, non è una “maschera” come le altre.
Un racconto tradizionale napoletano racconta:
Pulcinella sta ballando ed è allegro quando incontra una gallina, Cicerenella. Pulcinella la seduce e la monta, poi la arrostisce e sta per mangiarsela. Arriva Chirichichiò, il gallo, che riconosce la sua amata e vuole vendicare la sua miserevole fine. Chiama il suo amico Farfariello (che in napoletano è il diavolo); questi fa una “diavoleria” contro il responsabile Pulcinella. Quando Pulcinella mangia la gallina Cicerenella, la pancia gli si gonfia all’inverosimile. Il dottore, prontamente accorso, libera da sotto la camicia di Pulcinella un grande uovo che Pulcinella si mette a covare. Il guscio si apre e ne esce un Pulcinellino, poi un altro… sono cinque i nuovi nati che, appena fuori dall’uovo, già vestiti e con le sembianze identiche a quelle del padre (che è al contempo loro madre) si buttano voraci su un piatto di maccheroni. A Venezia, i maccheroni diventano gnocchi. L’alto cappello a cono tronco del Pulcinella veneziano, altro non è che la pentola per cuocere gli gnocchi, rovesciata e indossata a mò di copertura del capo, e sempre pronta per la bisogna.

(da Hetty Paerl, Pulcinella. La misteriosa maschera della cultura europea, Apeiron 2002)

Il nome (forse dal latino tardo pullicens, 'pulcino', usato nel senso di 'sempliciotto') sarebbe secondo alcuni da fare risalire alla voce chioccia del personaggio, o al naso a becco, o alla corruzione di un cognome diffuso a Napoli e dintorni, Pulcinello o Polsinelli.





mercoledì 26 novembre 2008

ZuppaZeta

Di zuppe di zucca ce ne sono tantissime. Io però questa volta ho calcato la mano sulla "Z": ci ho abbinato zenzero e zafferano.
Apparentemente biZZarra ma davvero buona! Garantisco.




300 gr di zucca mondata e tagliata a dadi
2 zucchine (se le ultime della stagione, altrimenti cardi, finocchi, rape o ciò che si preferisce)
2 cipolle bianche
1 cipollotto
2 cucchiai di olio extra vergine di oliva
2 spicchi di aglio
2 tazzine da caffè di lenticche decorticate (quelle arancioni)
1 cucchiaio di dado
1 litro di acqua calda
1 cucchiaio di succo di zenzero (grattuggiato e spremuto)
zafferano, un pizzico di stimmi

Rosolare dolcemente la cipolla nell'olio insieme all'aglio tritato. Aggiungere le lenticchie (lavate e sciacquate) e bagnare con metà dell'acqua e il dado. Far cuocere per 10 minuti. Unire la zucca con il resto dell'acqua, il cipollotto tagliato a rondelle e le zucchine a dadini. Cuocere ancora per 10 minuti a pentola coperta, o finchè le lenticchie sono morbide, quindi passare finemente al mixer metà della zuppa e riunirla al resto.
Intanto grattugiare e spremere lo zenzero. Unirlo alla fine, con lo zafferano (stemperato in un dito d'acqua tiepida), alla zuppa.
Cospargere con prezzemolo fresco tritato finemente.
Servire, a piacere, con pane integrale tostato.

Composto di giallo (=gioia) e rosso (=capacità di agire), l'arancione è il colore dell'ottimismo. Scioglie le tensioni, facilita la comunicazione e il buon umore. Questa zuppa arancione è dunque l'ideale per una cenetta tra amici, in queste fredde giornate! ;-)







martedì 25 novembre 2008

Neve


E si amarono l'un l'altro sospesi su un filo di neve...




“È bianca. Dunque è una poesia. Una poesia di una grande purezza.
Congela la natura e la protegge. Dunque è una vernice. La più delicata vernice dell'inverno.
Si trasforma continuamente. Dunque è una calligrafia. Ci sono diecimila modi per scrivere la parola neve.
È sdrucciolevole. Dunque è una danza. Sulla neve ogni uomo può credersi funambolo.
Si muta in acqua. Dunque è una musica. In primavera trasforma fiumi e torrenti in sinfonie di note bianche.”
Maxence Fermine


illustrazione di Roberta Cadorin per il Consorzio Belluno Centro Storico.

mercoledì 19 novembre 2008

La vita vuole vivere


Sono qui. Ammaccata, triste, preoccupata. Ma impagabilmente viva.
Consapevole che nulla possiamo fare per cambiare ciò che è stato, ma col dovere di provare a cambiare ciò che sarà.

Nel dolore è più facile sentire. Ed è più facile mettersi in contatto con quella parte di sè che solitamente tace e spesso non vuole saperne di parlare od ascoltare gli altri.
Non si necessita neppure di tante parole (queste mie, anzi ;-), sono già troppe!).

E allora dai: si ricomincia.
La vita vuole vivere, come diceva qualcuno... Grazie C.



lunedì 10 novembre 2008

L'ultimo volo


Ho qui il quadro che stavo preparando per te.
Aspettava, aspettavo... non so bene cosa. Tempo, ispirazione, calma...
Pensavo magari di riuscire a finirlo questo mese perchè tu lo potessi avere a natale.

Ora tu non ci sei più.

E forse io, ora, non so neppure riprodurre più l'azzurro dei tuoi occhi su un pezzetto di carta.
E' troppo tardi. Quell'azzurro si è già stemperato nel cielo...







mercoledì 5 novembre 2008

E chissà che sia diverso davvero...

"Verso un valore diverso"

Un'illustrazione vecchia, commissionatami tempo fa per un centro di accoglienza di immigrati, ripescata in questa giornata particolare, che sembra di svolta.
Chissà che non sia solo un'impressione...

P.s: grazie a tutti per gli auguri! La febbre se n'è andata velocemente, ma adesso da tre gg sono paralizzata dal mal di schiena. Di disegnare dunque, al momento, proprio non c'è forza...





lunedì 3 novembre 2008

Senza colori


Preciso ed efficace come un piccolo cavallo di Troia.
Colpita e immobilizzata come da un morso venefico.



giovedì 30 ottobre 2008

Post-it # 3



da Wikipedia:
BEIGE. Il termine deriva dai vestiti creati con il "beige", un tessuto di lana lasciata del suo colore naturale. È stato poi utilizzato per indicare un vasto numero di sfumature chiare dai toni neutri.
"Beige" viene usato, a volte, come simbolo o metafora di noia o apatia.
Altri colori, usati a volte come sinonimi, sono: biscotto, cammello, crema, ecru, fungo, avena e sabbia.

Io amo il color tortora. Credo sia una tinta di altri tempi...
Credo di esserlo pure io.





mercoledì 29 ottobre 2008

39


Eccomi ritornata.
A casa ritrovo il papero, ma fabbricitante (ecco spiegato il titolo del post).
Chiusi in casa da tre giorni, non si riesce a fare granchè...
Proviamo a disegnare e a lavorare insieme di forbice e colla. Io faccio solo l'assistente: taglio i pezzi più complicati (da alcune stampe di Nespolo), mescolo il colore, spalmo la colla negli angolini... Il resto lo fa lui, anche i tratti a pennarello nero e bianco.
Non sono male, no?



Vi risparmio una foto sul resto del "cantiere" ;-)